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Monte amiata

Per capire dove fermarci, siamo partiti dalle bottiglie, dai vini che ci hanno suscitato le emozioni più forti, dai consigli di Marino Colleoni e molti altri che come lui hanno un rapporto viscerale con la terra. Abbiamo seguito il filo per trovare il capo della matassa e siamo arrivati sulla montagna. L’ Amiata un vulcano pleistocenico che sfiora i 1750 metri, silente ormai da 180.000 anni, per lo più inviolato a livello vitivinicolo. Non è stato semplice, volevamo la neve, il freddo e le escursioni termiche; l’altitudine era indispensabile ma non sufficiente per ottenere vini di personalità e texture. Allora siamo andati alla ricerca di matrici calcaree e stratificazioni geologiche fratturate, dove la vite dionisiaca potesse fondere mondo organico e inorganico.

terroir

A 600 metri sul livello del mare, sul fianco ovest della montagna, in una piccola località chiamata Poggioferro, abbiamo trovato il nostro campo base con 3,6 Ha di Sangiovese e 0,9 Ha di Cabernet, suddivisi in 5 parcelle sulla base della geologia del suolo. Ricordiamo nitidamente quali furono le prime parole che ci siamo detti il giorno che inciampammo in questa vigna: “Non ci credo sembra di essere nel Clos de Bèze”Avevamo davanti un tappeto di rocce carbonatiche e calcari, appoggiate su una marna color caffè latte che s’intravedeva fra lo scheletro superficiale del terreno. Non avemmo dubbi, se mai avessimo prodotto dei rossi quello sarebbe stato il nostro luogo.

Ma non ci potevamo fermare, perché l’istinto c’imponeva di metterci alla prova anche su un vino bianco, come uno di quelli come piacciono a noi. Ci siamo mossi verso la vetta dell’Amiata, fino ad arrivare a ridosso dei faggi a 800 metri d’altitudine, sugli ultimi seminativi ormai incolti da decenni e qui abbiamo capito che le tracce del vulcano erano ancora più vive. Il salto a livello di geologia era enorme, un raro Plateau ventilato e dolcemente inclinato segnava il confine fra un’agricoltura in abbandono da anni e le foreste di montagna che ancora raggiungono la vetta. Terreni sciolti molto drenati, color grigio, nero e blu, ricchi di sabbia e silicati vulcanici mescolati con tischio, uno scaglia simile ad un piccolo frammento di galestro tipico della zona. Terreni vergini con tenori di sostanza organica inimmaginabili per le colline sottostanti, pH che nei millenni si sono neutralizzati, carbonati che scompaiono lasciando spazio ad una ricchezza minerale varia, che va dal Calcio , al Magnesio, al Manganese, al Ferro, allo Zinco e così via. Qui abbiamo deciso di impiantare i nostri vigneti per produrre il bianco dei nostri sogni.

suoli e geologia

del monte amiata

l' emersione

Il Monte Amiata è emerso in parte come conseguenza della collisione delle placche appenniniche e anche in seguito al ritiro del mare da queste zone, l’insieme dei due fenomeni durati milioni di anni ha portato alla sua orogenesi proprio come è avvenuto per Alpi ed Appennini, con le acque che lentamente sono state respinte verso ovest dai rilievi.
Durante questi lenti fenomeni si sono generati suoli completamente diversi a causa delle diverse condizioni di pedogenesi nelle diverse epoche, con una tendenza abbastanza lineare ad avere suoli ad alta presenza di scheletro e pietre calcaree antiche a mano a mano che si risale il crinale della montagna, fino ad arrivare alle quote più alte dove crescono le faggete amiatine su suoli vulcanici; al contrario spostandosi verso le quote più basse e il grossetano si hanno  suoli dominati dalla argille marine del pliocene.
Il completamento dell’emersione dell’Amiata risale a più di 6-7 milioni di anni fà e le formazioni geologiche prendono il nome di formazione Santa Fiora o Silliano, (sigla SIL età Cretacico Sup. – Paleocene), della famiglia dei Flysh (formazioni molto antiche, circa 65 milioni di anni caratterizzate da argilliti grigio brune e calcilutiti).

il vulcano

Ad arricchire la geologia di questa montagna unica ed isolata nel cuore della Toscana si aggiunge un’attività vulcanica difficile da datare ma probabilmente antecedente a 4 milioni di anni  e avvenuta molto lentamente con produzione di materiale eruttivo solido-semisolido che si è riversato principalmente sul fianco est sotto forma di colate, non escludendo episodi violenti che hanno coinvolto anche gli altri versanti.
La lentezza dell’attività vulcanica sembra abbia portato a grandi accumuli di materiale pesante e denso che ha generato eruzioni anche distruttive a carattere esplosivo; infatti, nelle faggete prossime alla vetta si possono osservare macigni enormi che raggiungono i 4-5 metri di diametro, espulsi e franati in ogni direzione.
Mentre avveniva tutto questa attività sismica e vulcanica che ha portato all’emersione dell’Amiata e all’espulsione di materiale vulcanico, l’areale era già ricco di Flysh (ovvero depositi marini sedimentari prevalentemente a base calcare e limo-argilla), il quale è stato sottoposto ad una forte deformazione in seguito al sollevamento del rilievo sotto la spinta delle placche, generando linee di fratturazione diversificate, alle volte anche ricoperte successivamente da materiale lavico.

quota 800
pescina

quota 800 pescina

I terreni più antichi che abbiamo a disposizione per le nostre vigne si trovano in questa località, qui la roccia scagliosa sedimentaria localmente chiamata Tischio  (nome scientifico Silt per l’alta concentrazione di limo) fonde calcari (calcilutiti o calcare a grana fine) e frazioni di argille/limo depositatosi sul fondale marino. Dalle analisi dei suoli che evidenziano alti tenori di Ferro e Manganese, si può ipotizzare che ci sia stata dell’interferenza con materiale vulcanico; mentre il basso contenuto di carbonati rilevato sulla terra fine soprattutto come calcare attivo e il pH pressoché neutro supportano la tesi che questi terreni in quanto molto antichi (65 milioni di anni) abbiano subito un lento dilavamento. Allo stesso tempo gli alti tenori di calcio e la ricchezza di sedimenti calcarei ci ricordano che un tempo questo era un fondale marino. Infatti, il calcare in questi terreni non lo si deve ricercare nella frazione di terra fine ma all’ interno dei sedimenti che basterà spaccare e polverizzare per osservare una reazione acido base dovuta ai carbonati intrappolati in queste rocce quando trattati con un acido. Il tipo di sedimentazione marina può variare molto in funzione del tipo di mare, profondità, temperatura, correnti, orografia del fondale, eventuali affluenti etc etc,  dando origine a materiali compressi più o meno densi e compatti,  il Flysh della zona della pescina molto probabilmente si è generato da una sedimentazione rapida, durante la quale vari depositi si sono accumulati gli uni sugli altri senza addensarsi troppo, ipoteticamente a causa delle correnti marine; infatti silice e carbonati che cementano i sedimenti lavorano diversamente in funzione delle condizioni fisiche del fondale marino. Lo stato fisico delle rocce che si trovano in questa località ricordano i Galestri ovvero la roccia scagliata, ma non sono da confondere con gli scisti che se pur fisicamente simili sono rocce metamorfiche non sedimentarie, generatosi da materiale sottoposto ad alte temperature.

quota 600
poggioferro

quota 600 poggioferro

A quota 600 in località Poggioferro abbiamo scelto di allevare soprattutto uve rosse e valorizzare un terroir completamente diverso, che ha avuto una genesi più lenta e recente, con minor interferenze vulcaniche.
Anche qui la roccia calcarea fa parte delle formazioni geologiche Flysh ma si differenzia molto dai sedimenti delle vigne più in alto, infatti  l’emersione a queste quote di rilievo è avvenuta più recentemente in condizioni fisiche differenti che hanno decretato un risultato completamente diverso.
I terreni di Poggioferro sono più scuri, color caffè latte, per via del maggiore contenuto di argille brune e carbonati di ferro, definite Argilliti grigie brune e calcilutiti
che in alcune microzone possono dare anche terreni molto profondi a causa di fenomeni colluviali. Siamo ancora molto lontani dalle argille plioceniche e i carbonati sono ancora di grande taglia e densità, dai calcari a palombino color grigio blu ai cristalli di calcite  più o meno pura da non confondere con le quarziti dove il minerale principale costituente è Silice.
In zona Poggioferro i terreni hanno pH sub-alcalini e dotazioni di calcare attivo fra l’ 8 e il 15 %, continuano ad essere terreni ben drenanti nonostante la frazione argillosa più evidente ma costituita da argille ben strutturate ad alta CSC, capaci di restituire una vena ferrosa che firma i nostri Sangiovesi.

La formazione Sillano, presenta delle marcatissime differenze in affioramento e morfologia, a volte si riconoscono i relitti degli strati carbonatici bianco grigiastri, altre volte si vede una massa argillosa sfogliettata simile alle famose "argille scagliose"; queste differenze si traducono in terreni dove lo scheletro è costituito da pietre calcaree di taglia più grande e dense come in zona Poggioferro oppure da sedimenti scagliosi più o meno argillose come in zona Pescina. Per entrambi i sedimenti l'ambiente di sedimentazione è marino pelagico (profondità dei fondali massima 200m, con abbastanza luce da permettere la fotosintesi marina).

Località Poggioferro SNC 58038 Seggiano (GR)  |  P.I. 01707870539  |  info@bakkanali.com  |  +39 338 2213147  |    Instagram

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BAKKANALI Società agricola Srl © 2024. Tutti i diritti riservati.  |  Crediti

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